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– L’Italia, in compagnia di molti altri Paesi occidentali, non partecipa alla Conferenza dell’ONU su razzismo e xenofobia. Durante la Conferenza si lascia campo libero al solito, delirante show anti-sionista di Ahmadinejad che al ritorno in patria viene accolto con lancio di fiori.
– Durante i festeggiamenti per il 2762° compleanno di Roma viene proiettato ai Mercati di Traiano il faccione del Duce durante la dichiarazione di guerra del 1940. En passant tra il volto sofferente di Giovanni Paolo II, quello furbetto di Totti e quello bipartizan di Alberto Sordi. Avvolto in un affascinante fascio di luce, la sua immagine viene seguita da scene di Roma Città Aperta.
– Tra ronde virtuali, pestaggi a venditori di fiori cingalesi e cacce al rumeno (per assonanza coi rom, ma se poi è slavo o ucraino va bene uguale), l’Italia continua ad accogliere centinaia di migranti in fuga da guerre e miseria. Che sbarchino o che restino per giorni al largo delle acque maltesi. A Lampedusa è sempre sold out, con buona pace di Borghezio e Maroni.
– Il presidente americano Barack Obama è sempre abbronzato. Più di Berlusconi dopo un ciclo intensivo di lampade.
– A Torino durante una inutile Juve-Inter di campionato viene insultato per tutta la partita Balotelli. Di professione calciatore, di propensione provocatore, di colore nero. “Non ci sono negri italiani” gli urlano. Processo alla “civilissima” Torino, alla Juventus, al calcio italiano. “Pesante” sanzione contro la Juve: un turno a porte chiuse. Nessuno s’indigna se fischiano Sissoko, Seedorf o Diakité. Per una sera dimenticano l’odiato ex Ibra “lo zingaro”, lo spocchioso comunitario Mou, il romeno Chivu. Insultano Balotelli perché è forte e non sopportano che sia italiano. Fino all’anno prossimo, quando magari ci guiderà all’assalto della Coppa del Mondo nel Paese dell’apartheid. A quel punto, tornato in Italia, magari gli canteranno solo “se saltelli, muore Balotelli”.
– Puntata finale del Grande Fratello 2009, il reality cometa e specchio della pancia italica degli ultimi anni. Esce fuori il vincitore: è Ferdi. Montenegrino di Podgorica, rom, arrivato in Italia da bambino a bordo di un gommone. Il padre lo costringeva a rubare e combattere con altri bambini. Senza famiglia, affidato ad un istituto per studiare e crescere, la favola del rom diventato cuoco a Fano prevale su quella del piccolo fornaio ballerino e bergamasco. Grazie anche al macho napoletano che, a pochi giorni dalla finale, lo spintona con violenza all’interno della casa. E Calimero può baciare la sua principessa, la bella napoletana in abito rosa. La favola può continuare. Fino alla prossima puntata.
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